INTERNET, il nero specchio di noi stessi


Se pensi che internet sia intangibile e immateriale, e che viaggi nello spazio, ti sbagli.

Internet è costituito da una rete complessa di milioni di chilometri di cavi sottomarini che attraversano gli oceani per collegare i continenti. Attualmente, oltre il 97% del traffico internet viaggia attraverso questi cavi. A rendere ancora più concreta questa infrastruttura ci sono i migliaia di data center, pieni di server e unità di archiviazione, che ospitano i nostri dati online, le nostre foto, le nostre email e i nostri salvataggi nel cloud.
Riconoscendo la materialità di internet, possiamo comprendere come esso agisca in maniera simile a una qualsiasi multinazionale. Come tale, anch'esso ha un impatto ambientale e un obiettivo finale: il profitto. Se non sei tu a pagare direttamente per questo servizio, qualcun altro lo fa, in cambio dei tuoi dati, della tua attenzione, dei tuoi interessi e del tuo tempo.

In un certo senso, sei comunque tu a pagare.

Ci troviamo di fronte a un sistema di potere fondato sul monitoraggio e il controllo del comportamento individuale.

"Se il capitalismo industriale ha trasformato le materie prime della natura in merci, il capitalismo della sorveglianza vuole trasformare le materie prime della natura umana in merci"
(Shoshana Zuboff, Il capitalismo della sorveglianza, LUISS 2018).

"Queste materie prime sono, appunto, i nostri comportamenti su Internet che vengono scrutati, analizzati, dirottati, misurati, controllati. Un progetto di mercato che trasforma i dati comportamentali in dati commerciali, a scapito della nostra privacy e, talvolta, anche dei nostri stessi diritti."

(Valerio Bassan, Riavviare il sistema, Chiarelettere 2024)

Concediamo questi dati semplicemente usufruendo delle piattaforme; mettendo un like o inviando la nostra posizione a un amico. Siamo nemici di noi stessi.

"La critica sociale, la politica, la povertà, il disagio umano vorrei approfondire, ma penso che il mio vero nemico sono io quando ho un telefono in mano."
(Come Cose - S. Sebastiano, 2019)

Internet è nato come uno spazio libero e di pari opportunità per tutti. La connessione tra gli individui era la base del web, fino a quando non iniziò a essere finanziato da aziende private che ne guidarono l'evoluzione al fine di ottenere un ritorno economico.

"Dobbiamo, in qualche modo, riuscire a "hackerare" la traiettoria che attualmente spinge la rete verso una dimensione sempre più capitalistica, sorvegliante e automatizzata. Senza una rivoluzione sarebbe impossibile e illusorio, ma tornando a mettere la componente umana al centro di un network."

"Internet è una tecnologia fantastica, ma la sua rottura sembra sempre più imminente. È stata privatizzata, commercializzata, piattaformizzata, disumanizzata e gentrificata. I suoi modelli di business 'innovativi' hanno creato intere nuove industrie, trasformato i paradigmi economici in nome del 'move fast and break things'."

Il possesso di una tale quantità di dati personali in mano a una azienda consente a quest'ultima di somministrarci ciò che desideriamo o ciò di cui crediamo di avere bisogno. La capacità dei social di tenerci attaccati allo schermo ne è la prova.

"Il cyberspazio non ha il potere di renderci altro rispetto a ciò che già siamo. È un medium rivelatore e non trasformatore ... Dall'altro lato del server c'è un 'gemello digitale' che è stato creato e disegnato a partire dai dati e dalle tracce della nostra attività su Internet. Quale ci somiglia di più? È difficile ammetterlo, ma forse è il secondo quello che ci descrive più fedelmente: perché se è vero che noi somigliamo alle nostre aspirazioni ideali, allo stesso tempo i dati difficilmente mentono. E quindi quello che facciamo diventa, almeno in buona parte, quello che siamo. Quello che postiamo ci definisce come individui, ma in realtà siamo corpi di dati, ammassi di informazioni."
(Valerio Bassan, *Riavviare il sistema*, Chiarelettere 2024)

Siamo proiettati in un costante confronto di apparenze tra individui che vogliono mostrare agli altri la loro unicità. Tuttavia, se le regole per essere alternativi e di tendenza vengono dettate da una piattaforma, ciò che rende speciale un individuo viene dirottato verso ciò che lo è per lo standard algoritmico, portando a una perdita dell' unicità dell'individuo.

"Mentre osservo il futuro in un rettangolo nero (tu vienimi a dire che)
Se lo spengo e mi ci specchio, mi ricordo com'ero."
(Coma Cose - Canzone dei Lupi, 2021)

La rete è un mezzo di cui è difficile fare a meno, ma è bene prestare attenzione a non rimanere intrappolati nelle sue maglie più strette.

"Oggi ci troviamo collegati a vasti depositi di conoscenza, eppure non abbiamo imparato a pensare. Anzi, è vero il contrario: ciò che doveva illuminare il mondo in pratica lo oscura."
(James Bridle, Nuova era oscura, Produzioni Nero 2019)

Per ampliare la conoscenza, allora, serve essere imprevedibili; non basando tutto il nostro sapere su quello che l'algoritmo ci propone, perché non è altro che un insieme dei nostri interessi mescolati a ciò che attira la nostra attenzione, senza darci possibilità di riflessione, senza farci uscire dai binari dei nostri pensieri. Accrescere il sapere dalle  fonti più disparate e improbabili, dove le idee possono viaggiare libere senza essere processate e adattate ad personam. Libri, musica e film lontani dalle proprie abitudini. 

"L'unica costante di Internet, fino a oggi, è stata il suo continuo cambiamento. Internet è un processo, non un prodotto. Dobbiamo agire da subito per preservare l'abitabilità della rete e dei suoi ecosistemi, e lo possiamo fare solo se guarderemo al futuro tenendo a mente gli errori del passato."
(Valerio Bassan, *Riavviare il sistema*, Chiarelettere 2024)

Il processo di evoluzione parte da noi. Siamo noi, con le nostre azioni, ad alimentare il processo di controllo di internet e il suo sistema economico. Siamo noi che scegliamo di iscriverci sui social e poi magari sfogare la nostra rabbia contro l' influencer di turno, senza renderci conto che la nostra presenza sulla piattaforma non ci sta arricchendo, ma sta arricchendo l'algoritmo di informazioni utili a farci indignare e restare incollati allo schermo. Siamo noi che abbiamo fatto diventare Google il principale motore di ricerca, utilizzandolo per abitudine, incuranti di altri siti web che potrebbero garantirci lo stesso servizio con una miglior privacy.

Ci troviamo di fronte a qualcosa che ha trasformato completamente la società e le persone, portando cambiamenti tanto positivi quanto negativi. Ma se ti senti sopraffatto dal suo potere, hai ancora a disposizione una mossa estremamente semplice:

prendi il tuo smartphone
 e con la pressione di un dito,
spegni il sistema.


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